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 le "quote" della ciclistica

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MessaggioTitolo: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica EmptyMar 10 Gen - 10:40

le "quote" della ciclistica

dài, oggi ci facciamo un bel ripasso di tecnica motociclistica...

Ogni moto ha le sue misure, stabilite in fase di progettazione a seconda
della sua destinazione (turismo, sport, scrambler, cross, custom,ecc...)
In genere sono misure non troppo spinte, dato che il prodotto è
destinato al maggior numero possibile di utenti.
Proprio per questo c'è un margine per fare piccole modifiche
per farsi la moto su misura.
Attenzione! chi non ha pratica di meccanica si deve rivolgere ad
un tecnico, naturalmente!
Tenere conto che le modifiche interagiscono sulle altre regolazioni.
Allora, cominciamo col definire le varie misure:
study
inclinazione asse sterzo: è l'inclinazione in gradi (rispetto alla
verticale) del cannotto di sterzo: 30° e più per le custom, 25° e meno
sulle sport
le "quote" della ciclistica Avancorsa1-300x195
avancorsa: se ne parla tanto...è la misura in mm della distanza
(sul suolo) tra la proiezione dell'asse di sterzo e la perpendicolare dell'asse
della ruota...più avancorsa=più stabilità e meno maneggevolezza
e viceversa (nelle sport è meno di 100 mm, nelle custom oltre 110)
le "quote" della ciclistica Misure_ciclistiche
interasse: ovvero il "passo" è la distanza fra i due assi delle ruote;
al suo aumento diminuisce la maneggevolezza. è più corto nelle sportive
e nelle piccole cilindrate.
Altezza dell'assetto: (anteriore)la distanza da terra alla piastra inferiore della forcella. Si può modificare "sfilando" gli steli: Attenzione, bastano
pochi mm per cambiare tanto l'assetto... si diminuisce così l'inclinazione
della forcella (risulta più in piedi) e l'avancorsa. Può servire per
diminuire la tendenza ad impennare nelle sportive.
Forcellone più lungo: si carica di più l'avantreno, limitando
la perdita di aderenza della ruota ant. in curva (si parla di moto sportive...)
conseguenza però è l'aumento dell'interasse (minor maneggevolezza)
Baricentro: è importante che si più al centro possibile della moto
(non importa che sia in basso). Si può fare poco per modificare (al max montare scarichi bassi anzichè alti sottosella)
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MessaggioTitolo: Re: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica EmptyMar 10 Gen - 12:11

gran bella guida.Un ripasso fa sempre bene, repetita iuvat Very Happy
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MessaggioTitolo: Re: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica EmptyMar 10 Gen - 19:11

Ballissimo e utilissimo questo thread Giorgio!!! Cool Cool Cool
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MessaggioTitolo: Re: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica EmptyMar 10 Gen - 21:34

..bello e utile..grazie Giorgio..

...ammetto senza vergogna,che certe cose mi erano pressochè sconosciute... Embarassed Embarassed
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MessaggioTitolo: Re: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica EmptyGio 19 Gen - 15:02

Massimo Clarke: Due parole sull’interasse

Considerazioni di massima su una “voce” della ciclistica alla quale forse si pensa meno delle altre; si tratta infatti di un parametro sul quale ben di rado si interviene direttamente, in fase di messa a punto | M. Clarke


L’interasse viene modificato spesso, quando si lavora a livello di assetto della moto, ma in genere ciò accade come conseguenza di qualche altra operazione, avente un obiettivo primario ben diverso. Il collaudatore non dice al meccanico “aumentami l’interasse”, ma qualcosa come “proviamo a montare un forcellone più lungo” o “mettiamo delle piastre di forcella con un maggiore avanzamento”. Queste due operazioni comportano entrambe un incremento dell’interasse ma si effettuano per altre ragioni. Un forcellone di maggiore lunghezza di norma si monta per modificare la distribuzione dei pesi e per ridurre la tendenza al sollevamento dell’avantreno in fase di accelerazione. L’avanzamento delle piastre della forcella (cioè l’”offset”) viene variato per cambiare l’avancorsa e non certo per modificare l’interasse.

È importante sottolineare che i parametri della ciclistica interagiscono tra loro. Se si interviene su uno di essi, cambia qualcosa anche per almeno uno degli altri. Per fare un esempio, se si varia l’inclinazione del cannotto, cambiano anche l’avancorsa e l’interasse. E via dicendo…
Ma andiamo con ordine.


Che cos'è?
L’interasse o passo della moto è la distanza tra l’asse della ruota anteriore e quello della ruota posteriore. Si tratta di un parametro della ciclistica al quale si pensa di rado anche perché quelli che veramente fanno la differenza (e sui quali è anche più facile intervenire) fondamentalmente sono altri. L’inclinazione del cannotto di sterzo o l’avancorsa di una 250 da competizione (va bene, oggi ci sono le Motodue…) sono praticamente analoghe a quelle che si impiegano sulle MotoGP. E lo stesso vale se facciamo un confronto tra le supersportive di 600 cm3 e quelle di 1000 cm3. Quando si tratta di interasse, però, la situazione è diversa. Insomma, una 250 è più piccola, e quindi anche più corta, di una motoGP, ma questo non vuol dire che faccia le curve più piano, anzi… Quello che è certo è che è più agile, anche a parità di angolo di inclinazione del cannotto di sterzo e di avancorsa, e ciò è dovuto sia al peso inferiore che all’interasse minore (e pure i pneumatici più stretti e leggeri hanno la loro influenza). Insomma, per ogni tipologia di moto, nell’ambito di ciascuna classe di cilindrata, l’interasse può variare entro certi limiti, rimanendo comunque all’interno di un determinato campo.

Parametri che interagiscono con l'interasse
Dunque, per quanto riguarda questo parametro, che viene influenzato anche dalle variazioni dell’altezza di assetto, conviene fare solo delle considerazioni di larga massima. E tenere presente che le moto sono di tipologie molto differenti e che, per quanto riguarda il loro comportamento, entrano in gioco anche diversi altri fattori, al di là delle geometrie della ciclistica. Basta pensare al peso, alla posizione del baricentro, e via dicendo. Per fare un esempio, in relazione alla cilindrata le moto da fuoristrada in genere sono molto agili, anche se hanno interassi più elevati, rispetto alle sportive. Il fatto è che sono leggere, hanno il motore molto compatto (voce importante ai fini della centralizzazione delle masse), ruote strette e dal peso contenuto; pure la posizione di guida e la “leva” della quale il pilota può disporre (leggi larghezza del manubrio) aiutano, in questo senso.
Dunque le osservazioni relative all’interasse vanno fatte tenendo conto delle diverse tipologie di moto e delle varie classi di cilindrata.

Come l'interasse influenza la guida

“Al crescere della distanza tra gli assi delle due ruote diminuisce il movimento di beccheggio”


È evidente che al crescere della distanza tra gli assi delle due ruote diminuisce il movimento di beccheggio, in eguali condizioni; l’affondamento dell’avantreno in staccata e il suo sollevamento in accelerazione tendono ad essere meno accentuati. Inoltre, la moto appare meno propensa a cambiare rapidamente direzione: il pilota avverte una maggiore stabilità ma al tempo stesso una minore maneggevolezza. E la guida tende a diventare più “muscolare”.


I valori in gioco
Per avere un’idea dei valori in gioco e di come essi siano eventualmente variati nel corso degli anni, facciamo riferimento alle 1000 quadricilindriche sportive. In questo caso l’interasse è oggi compreso tra i 1.405 mm della Suzuki GSX-R e i 1.432 della BMW S1000 RR (valori nominali, comunicati dalle case, che vengono come ovvio rilevati a moto scarica, con entrambe le ruote poggianti al suolo). Bene, prendiamo alcuni esemplari di S 1000 RR e misuriamo, per ciascuno di essi, la distanza tra gli assi delle due ruote. Potremo rilevare valori che vanno da 1415 a poco più di 1450 mm. La ragione di questa variabilità (dell’ordine di 40 mm, che non sono pochi) è semplice: agendo sui registri per mezzo dei quali si regola la tensione della catena, si allontana o si avvicina l’asse della ruota al fulcro del forcellone, cosa che determina appunto una variazione dell’interasse. Come ovvio, si fa sempre riferimento ai valori comunicati dai costruttori, che sono appunto “nominali”.

Un po' di storia
Un rapido esame di questi valori consente di rilevare immediatamente come negli anni Ottanta le quote degli interassi fossero, senza eccezioni, sensibilmente superiori rispetto a quelli attuali. Basta pensare alla Kawasaki GPz 900 (1.495 mm) e alla successiva ZX-10 (1.490 mm). Le sportive della Honda all’epoca erano delle 750 con quattro cilindri a V (serie VF - VFR) e non è che avessero interassi tanto differenti (1.495 mm nel 1983, 1.470 mm nel 1990).

All’inizio degli anni Novanta la situazione è sembrata cambiare, e alcuni costruttori si sono orientati decisamente verso misure meno cospicue, al fine di realizzare moto sportive più agili e compatte.
La Kawasaki ZXR 750 del 1993 aveva un interasse di 1.430 mm, ma la Suzuki già nel 1990 con la GSX-R 750 era scesa a 1.415 mm, e nel ‘96 è arrivata a 1.400. Al suo apparire, nel 1992, la Honda CBR 900 RR ha fatto scalpore con i suoi 1.405 mm. Il trend verso misure in grado di assicurare una migliore guidabilità complessiva era oramai evidente, come dimostrato anche dalla Yamaha, che dai 1.460 mm della FZR 1000 del 1989 è scesa a 1.435 con la ThunderAce del ‘96 e addirittura a soli1.395 mm con la mitica R1 del ’98: questa moto, straordinaria in quanto a prestazioni, per diversi piloti si è rivelata anche troppo nervosa, il che ha portato alcuni specialisti a commercializzare dei forcelloni leggermente più lunghi di quello originale.

Negli anni successivi al 2000 la situazione si è stabilizzata, con variazioni di modesta entità via via apportate alle diverse versioni delle 1000 supersportive che si sono succedute. La CBR1000RR nel 2005 aveva un interasse di 1410 mm, poi sceso a 1.405 mm per risalire a 1.420 nel 2010, e ridursi agli attuali 1407 mm. Nel 2004 la GSX-R 1000 aveva un interasse di 1.410 mm, sceso a 1.405 nel 2005 per poi risalire a 1.415 mm nella versione del 2007, e infine tornare a 1.405 mm. Quelli che sono stati fatti negli ultimi anni, e che vengono effettuati anche oggi, sono dunque dei piccoli aggiustaggi, con misure che non escono oramai da un range chiaramente definito. Un discorso abbastanza analogo si può fare per i 1000 (e i successivi 1200) bicilindrici. Qui spicca la Ducati, che avendo il cilindro anteriore orizzontale ha un motore piuttosto lungo. Ad ogni modo, è dall’inizio degli anni Novanta che l’interasse delle bicilindriche sportive bolognesi non usciva al di fuori del campo 1.410 – 1.430 mm: con la recentissima Panigale ora si è saliti a 1.437 mm. Gli interassi delle altre grosse bicilindriche a V non sono dissimili: nel 1997 quello della Honda VTR1000F era di 1.430 mm, un paio di anni dopo quello della Aprilia RSV Mille misurava 1.415; e quello dell’odierna KTM RC 8 è di 1.425 mm. Pure qui, dunque, è evidente una rimarchevole uniformità…


Massimo Clarke
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MessaggioTitolo: Re: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica EmptyGio 19 Gen - 18:54

Grande Frà! Smile Smile Smile
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MessaggioTitolo: Re: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica EmptyGio 19 Gen - 21:29

...ma sono lezioni gratisse oppure sabato ritiri le buste con l'importo personale della lezione suddetta??? lol! lol! lol! ...

..ribadisco...interessante...certe cose si pensa di saperle,ma in realtà le si conosce a malapena...
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MessaggioTitolo: Re: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica EmptyGio 19 Gen - 21:59

è solo un copia-incolla..interessante e quindi l'ho postato qua . Ritengo sia giusto oltre ad avere sotto il culo un animale da tot dollari e cv sapere anche di cosa , come è fatto. Sarebbe bello trovare anche un 'articolo sui diversi tipi di telaio ...

Ricordo che le mie scelte di moto si basavano essenzialmente su cv -impatto estetico - vel max . Ora, si che la moto va scelta anche col cuore, ma la guardo con un 'occhio diverso : mi interessa ora soprattutto la qualità del telaio, dei freni e delle sospensioni più che 20-30 cv di differenza


Ultima modifica di grayspida il Ven 20 Gen - 2:20 - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica EmptyGio 19 Gen - 23:51

Essendo un thread molto tecnico, ho eliminato tutti i post non inerenti, compresi i miei. Wink Wink Wink
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MessaggioTitolo: Re: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica EmptyVen 20 Gen - 22:19

Ho Trovato un'articoli interessante di un utente del tinga forum (CrazySte ), lo riporto qui .

Telai


premetto che questo Topic non vuole assulutamente dire che una tecnologia e` migliore dell'altra, solo esplicarne la storia e le ragioni che hanno portato alcune case Motociclistiche a scegliere l'una o l'altra opzione per ottenere determinati vantaggi a scapito di certi altri... le informazioni che ho riportato qui sotto le ho trovate facendo alcune ricerche in Internet, ho cercato di mettere insieme quanto ho appreso.



Partiamo dalla forma piu` vecchia di Telaio fino ad arrivare all'ultima evoluzione telaistica



IL TELAIO A TRALICCIO
questa e` la forma piu` vecchia di Telaio, e` inutile dire che la ha inventata l'una o l'altra casa Motociclistica perche` in realta`, a quell'epoca le cose si facevano cosi`, punto e basta: una serie di Tubi di Acciaio, Ghisa o comunque un altro materiale molto rigido venivano saldato a formare una sorta di Gabbia che circondava il Motore delle Motociclette del passato e sopra a cui si fissavano le Carenature (quando vennero inventate)... in questo Telaio, il Motore si appoggiava alla Culla, ossia una zona piatta e bassa del Telaio che passa sotto il Motore.


VECCHIO TELAIO A TRALICCIO COMUNE

le "quote" della ciclistica Vecchiotraliccio



Il Telaio a Traliccio subi` svariatissime evoluzioni, ogni casa Motociclistica si sbizzarri` nel fare la sua versione di incroci di Tubi di vari materiali che circondavano il Motore e sostenevano il Pilota, la ricerca per l'alleggerimento era disperata, tuttavia l'utilizzo di materiali piu` leggeri, quale l'Alluminio, non offriva una rigidita` sufficiente, in quanto i vari tubi metallici non riuscivano a sopportare lo Stress a cui erano sottoposti, l'unico Materiale Leggero che sembrava andare bene per questo tipo di struttura era il Titanio che pero` comporta dei costi elevatissimi che per quanto si addicano al mondo delle Competizioni, non era certo adatto alle vendite di massa.


{DEVIAZIONE} IL TELAIO A TRALICCIO DELLA DUCATI

la Ducati prese una strada un po' controcorrente, anziche` tentare la strada dei materiali piu` leggeri, cerco` di ridurre direttamente la quantita` di materiale utilizzata nel Telaio stesso, ossia ridurre la dimensione generale del Traliccio eliminandone le parti che riteneva inutili.

L'idea della Ducati fu quantomai semplice: anziche` cercare "Cullare" il Motore con il Telaio, appendiamolo dall'alto che tanto non cade comunque.

VECCHIO TELAIO A TRALICCIO DUCATI
le "quote" della ciclistica Vecchiotraliccioducati




ULTIMO TELAIO TRALICCIO DUCATI

le "quote" della ciclistica Ducaraliccioultimo



TELAIO PERIMETRALE IN ALLUMINIO (DELTABOX)

Malgrado molti credano che il Telaio Perimetrale in Alluminio, erroneamente chiamato DeltaBox, sia un'invenzione Giapponese, fu invece un'invenzione dell'Ingenere Spagnolo Antonio J Cobas nel 1984.

Fu infatti lui a proporre una forma di Telaio costruita interamente in Alluminio senza necessita` di elementi intermeti piu` rigidi... tuttavia, la poca rigidita` di tale Telaio fece si che solo 3 anni dopo venisse adottato per primo dalla Bimota nel modello YB4 e subito dopo dalla Yamaha che ne acquisto` il brevetto e lo installo sulla FZR 750 appena 6 mesi dopo la messa in commercio della Bimota YB4.

Il Telaio Perimetrale in Alluminio, che per praticita` chiameremo 'DeltaBox', e` stato subito preso di mira dalle varie case Motociclistiche Giapponesi in quanto la leggerezza intrinseca del DeltaBox ha sconfitto gli svantaggi del fatto che era molto meno rigido del Traliccio in Acciaio... insomma, un po' come dire: il gioco vale la candela: ci rimetto nella rigidita`, ma guarda quanto meno pesa la Moto!

Di fatto, il disegno base e` simile a quello dei Vecchi Tralicci: il Deltabox parte dal Manubrio aprendosi in 2 Travi che vanno ad Abbracciare il Motore che si appoggia sulla Culla proprio come nei primi Telai a Traliccio.

Nel giro di pochi anni, tutte le 4 grandi case MotoCiclistiche Giapponesi avevano avviato uno sfrenato sviluppo dei Telai DeltaBox, atto a cercare di recuperare la rigidita` persa mantenendo l'ottima leggerezza.


PRIMO TELAIO PERIMETRALE IN ALLUMINIO

le "quote" della ciclistica Primoperimetrale



NUOVI DELTABOX
le "quote" della ciclistica Deltabox



le "quote" della ciclistica Telaiodeltabox




{DEVIAZIONE} BIMOTA ED IL TELAIO MONOTRAVE IN ALLUMINIO

Bimota che fu la prima a credere nel vantaggio della maggior leggerezza a scapito della rigidita`, decise di tentare una soluzione ancora piu` estrema, ed anziche` cercare di irrigidire il Doppio Trave DeltaBox che sembrava essere la missione impossibile dell'epoca, penso` bene di passare ad un Telaio Monotrave... l'eccessiva flessibilita` di questo Telaio segno` anche la breve vita dello stesso

BIMOTA ABBANDONO` IL TELAIO IN ALLUMINIO PER TORNARE NEL 1992 AL TRALICCIO IN ACCIAIO FORNITO DA CAGIVA

MONOTRAVE BIMOTA


le "quote" della ciclistica Monotrave



SEMI-TRALICCIO DUCATI
La Ducati non ha mai abbandonato il Traliccio e la sua Rigidita`, ma ha continuato per la sua strada atta a minimizzare la presenza del Telaio il piu` possibile senza perdere Rigidita`, e dopo aver lasciato il Motore appeso dall'alto, ha ritenuto fosse inutile prolungare il Telaio per farlo scendere fino al Forcellone quando questo poteva essere tranquillamente essere attaccato al Blocco Motore, e cosi`, con il rientro nella Moto GP, la Ducati si presenta anche con Telaio a Traliccio Ulteriormente ridotto... ora si trovava solo nella parte anteriore della Moto ad agganciare il manubrio e le Forcelle al Motore e cui erano fissati Forcellone e Codone.


SEMI-TRALICCIO DUCATI

le "quote" della ciclistica Ducatidesmosedicirrtela



Questa e` una evoluzione CHIAVE nello sviluppo Ducati perche` per la prima volta, il Manubrio ed il Forcellone non sono direttamente collegati da un elemento unico, bensi` si e` interposto il Motore in Mezzo che essendo un Blocco Metallico anche molto spesso, non offre alcunissima flessibilita`, mentre nei Telai DeltaBox permane la relazione diretta fra Forcelle e Forcellone in quanto sono entrambe attaccate allo stesso elemento: il Telaio che nella Ducati, e` venuto a mancare.


IL MONO-SCOCCA DUCATI
l'Evoluzione Controcorrente della Ducati Continua ed arriva finalmente ad eliminare del tutto quel elemento che ha cercato di ridurre sempre di piu` ai minimi termini con il passare degli anni senza mai rinunciare alla Rigidita` e finalmente e` riuscita ad eliminare il Telaio integralmente utilizzando la scatola dell'aria come elemento portante che congiungesse il Blocco Motore al Manubrio e Forcelle.


RENDERING MONOSCOCCA DUCATI


le "quote" della ciclistica Monoscocca



PUNTI CHIAVE DELLE EVOLUZIONI:
La differenza fra la scelta operata dalle Case Motociclistiche Giapponesi e quella operata dalal Ducati, Cagiva ed anche MV Agusta, sta in una filosofia di base:

Telaio Rigido, o Telaio Flessibile?

Nel passato si riteneva che il Telaio dovesse essere piu` rigido possibile, ma la necessita` di passare a materiali pi`u leggeri ha portato le Case Giapponesi ed anche la Aprilia ad optare per una soluzione piu` leggera a scapito della Rigidita`, tuttavia, con il passare degli anni, quello che era il punto debole dei DeltaBox, sembra stia ora diventando ora il suo punto di forza: ossia la flessibilita`.

C'e` chi dice che questo stia avvenendo per colpa delel Gomme, che negli ultimi anni sono state fornite da una sola casa fornitrice e che, guarda caso, questa casa sia Giapponese e di conseguenza abbia sviluppato Gomme che si adattano meglio alla Flessibilita` di un DeltaBox anziche` alla rigidita` di un Traliccio o di un Mono-Scocca.

Sta di fatto che poi, ciascun pilota ha delle preferenze diverse: Casey Stoner chiedeva di avere la Moto piu` rigida, pi`u rigida era, piu` era contento, Troy Bayliss e` della medesima idea ed ha lavorato duramente nello sviluppo della nuova Ducati SuperBike 1199 Panigale che fosse rigida come la Desmosedici di Stoner e lo stesso Carlos Checa in una recente intervista trasmessa su SpeedTV (oer chi non lo sapesse, vivo negli USA) ha dichiarato che preferirebbe poter gia` correre con la 1199 dal prossimo anno "perche` flette meno e la sente piu` stabile in curva", un'opinione totalmente opposta rispetto alle dichiarazioni di Valentino Rossi che invece, avendo passato l'intera carriera a guidare Motociclette con telai DeltaBox ben flessibili, non si riesce ad abituare alla guidabilita` di una Moto inflessibile come la Ducati.

---Riporto anche l'opinione dell'utente che mi sembra importante :

~~~ ~~~ ~~~ ~~~ ~~~ ~~~ ~~~ ~~~ ~~~ ~~~



La mia Opinione personale... per quanto possa contare

"Io corro in Moto in Pista da svariati anni, non uso le Moto per strada, vado solo in Pista, sia in giornate libere, che per fare Gare nel Campionato Amatoriale CCS.

Io ne ho provate svariate di Moto in Pista, di tutti i marchi, di tutte le cilindrate (Ducati Desmosedici RR Inclusa)... allo stesso modo, ho lasciato porvare a molti la mia Ducati 848.

Le reazioni della gente che prova la mia Moto sono, e SEMPRE ho ricevuto l'una o la'ltra risposta:

1) Magnifica! mi piace come si guida, in Curva va esattamente come voglio, mi sento come se potessi andare molto piu` forte... se fosse mia spingerei di piu`... me la voglio comprare.

2) ma come stracavolo fai a far girare sta Moto? e` dura, sembra che nonv oglia girare, mi sento sempre come se stessi andando dove vuole lei e non dove voglio io, non mi sento sicuro, preferisco la mia.

Quando ho guidato le Moto con Telai Perimetrali in Alluminio quali Honda, Yamaha, Suzuki, Kawasaki, BMW S1000RR ed Aprilia, (la mia prima Moto da Pista, che ho usato per un anno, e` stata una Suzuki) mi sono sempre trovato ad evere una sensazione di instabilita` in Curva che non mi dava la sicurezza di spingere forte come volevo, ad ogni mia minima reazione, la Moto risponde con una reazione moltiplicata per 10 rispetto al mio input, e la cosa Perconalmente, non mi piace... devo dire pero` che questa reattivita` mi ha dato la possibilita` di fare manovre che con la Ducati 848, dopo anni che la guido, non riesco a fare, come ad esempio cambiare traiettoria mentre sono in Curva per sorpassare qualcuno...

NO, con la Ducati 848, come anche con la MV Agusta F4 1000, la Moto la sento perfettamente piantata all'Asfalto, non ho paura di girare di piu` la Manetta mentre ho il ginocchio a terra perche` mi sento come se la Moto fosse incastrada in una Rotaia da cui non puo` uscire, tuttavia, se devo sorpassare qualcuno, devo impostare la Traiettoria di Sorpasso prima di iniziare la Curva perche` una volta che sono in quella invisibile rotaia, la Ducati non si sposta, ma e` proprio grazie a questa stabilita` che riesco a percorrere le curve a Velocita` ben piu` elevate dei miei avversari, ed anche se magari non posso effettuare il Sorpasso subito appena li raggiungo, vorra` dire che alla prossima Curva impostero` una Traiettoria diversa che mi permetta di sorpassare l'avversario... ridi e scherza, avendo imparato a giocare stando nella mia "rotaia" sono riuscito a finire il mio primo Campionato in Seconda Posizione, dietro a mio Padre che corre a sua volta con una 848.

Eppure proprio quello che per me, ed anche mio Padre ed anche altri Piloti e` un vantaggio, per molti altri e` uno svantaggio... mentre a me fa piacere avere la Moto stabilizzata nell'Immaginaria Rotaia, ad altri fa piacere avere una Moto che possa sbalzellare da un lato all'altro delal Pista per passare accanto a chi gli sta davanti senza dover impostare una differente Traiettoria da prima della Curva... insomma, questione di Stili di Guida."


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MessaggioTitolo: Re: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica EmptySab 21 Gen - 11:46

Tutto molto interessante e molto dettagliato, devo solo fare una piccola precisazione... Smile Smile Smile

grayspida ha scritto:
MONOTRAVE BIMOTA

le "quote" della ciclistica Monotrave
Questo monotrave non è Bimota, ma Honda, ne sono sicuro al 99%, e dovrebbe essere della Hornet '07/'09 come quella che avevo io... Wink Wink Wink
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MessaggioTitolo: Re: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica EmptyDom 29 Gen - 11:37

Teo-HDi ha scritto:
Questo monotrave non è Bimota, ma Honda, ne sono sicuro al 99%, e dovrebbe essere della Hornet '07/'09 come quella che avevo io... Wink Wink Wink

ho controllato nel thread sorgente, hai ragione ,il telaio nell'immagine è di un hornet . Bhà Rolling Eyes

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MessaggioTitolo: Re: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica EmptyDom 29 Gen - 11:41

Per chi fosse molto interessato all'argomento , consiglio il libro "Effetto moto. Dinamica e tecnica della motocicletta" di Gaetano Cocco. Fatto veramente molto bene , tratta di tutti i componenti, elementi e fenomeni della moto in maniera chiara e dettagliata e a portata di tutti. Le spiegazioni sono integrate con riferimenti a fisica statica e dinamica, schemi,formule e disegni. Veramente esaustivo, un bel libro Wink
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MessaggioTitolo: Re: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica EmptyDom 29 Gen - 11:50

grayspida ha scritto:
ho controllato nel thread sorgente, hai ragione ,il telaio nell'immagine è di un hornet . Bhà Rolling Eyes
Sarà stata una svista... Wink ...anche se confondere un telaio Honda con uno Bimota ce ne vuole... Laughing Laughing Laughing

grayspida ha scritto:
Per chi fosse molto interessato all'argomento , consiglio il libro "Effetto moto. Dinamica e tecnica della motocicletta" di Gaetano Cocco. Fatto veramente molto bene , tratta di tutti i componenti, elementi e fenomeni della moto in maniera chiara e dettagliata e a portata di tutti. Le spiegazioni sono integrate con riferimenti a fisica statica e dinamica, schemi,formule e disegni. Veramente esaustivo, un bel libro Wink
Grazie per la segnalazione... Wink Wink Wink
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MessaggioTitolo: Re: le "quote" della ciclistica   le "quote" della ciclistica Empty

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