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 tanti anni fa...(Medioriente, Turchia, Siria, Giordania)

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4 partecipanti
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sergioenrico

sergioenrico


Numero di messaggi : 293
Data d'iscrizione : 18.12.12

tanti anni fa...(Medioriente, Turchia, Siria, Giordania) Empty
MessaggioTitolo: tanti anni fa...(Medioriente, Turchia, Siria, Giordania)   tanti anni fa...(Medioriente, Turchia, Siria, Giordania) EmptyGio 4 Apr - 9:52

sono passati 13 anni, ma questo resta il viaggio della vita.

peccato che la situazione siriana non permetta di rifarlo.

comunque ecco il nostro racconto.

Medioriente
Ci siamo!
Dopo aver speso le serate dei mesi invernali a consultare guide e carte stradali, dopo aver affrontato le infinite formalità necessarie per un viaggio in Medio Oriente, finalmente ci siamo.
Alle cinque del mattino, io ed Eugenia, siamo già in viaggio verso Brindisi, dove ci attende il traghetto che ci porterà a Cesme, in Turchia.

L'itinerario che abbiamo preparato prevede, in circa un mese, l'attraversamento della Turchia fino alla Cappadocia, da qui a Palmyra in Siria, poi in Giordania fino ad Aquaba, sul Mar Rosso. Avremmo voluto fare il viaggio di ritorno attraverso Israele e la Grecia, ma La soppressione del “Poseidon”, l’unico traghetto che anni fa collegava Israele con l’Europa, ci ha costretti a programmare il ritorno ancora via Siria e Turchia.

I 950 chilometri di autostrada che ci separano da Brindisi, sono al solito lunghi e noiosi, poche sono le moto incontrate. Ci imbarchiamo e sul traghetto, oltre a noi, solo una Ducati 996 di un ragazzo Turco che torna a casa dalla Germania!!

La traversata dura circa 48 lunghe e noiose ore che trascorriamo parte in cabina a familiarizzare con il percorso, parte sul ponte a guardare albe e tramonti e a scrutare il mare in cerca di beneauguranti delfini.

Turchia
Sbarchiamo finalmente nel porto Turco di Cesme, dove sbrighiamo le complesse formalità doganali con l'aiuto di Timur, un ragazzo Italo-Turco conosciuto sulla nave.

In Turchia, mentre aspettiamo pazienti che le banche aprano per disporre di un po’ di valuta locale, incontriamo una coppia di Inglesi: vengono dall'India e tornano in Inghilterra passando da Brindisi. Sono in giro in moto da un anno! Ci chiedono informazioni sull’Italia, sui prezzi, sulle strade, ci sembrano disorientati e sorpresi dal costo della vita in occidente. Quando raccontiamo loro il nostro programma ci dicono, bontà loro, “very nice”, lo hanno già fatto qualche anno fa!

Dopo aver cambiato i dollari con diversi miliardi di lire turche, ci dirigiamo verso Efeso, distante poco più di un centinaio di chilometri da Cesme, percorrendo lo spettacolare tratto della costa Egea che congiunge Cesme da Selcuk-Efeso

Efeso, Efes in Turco è stata in antichità una grande città ed è stata centro di una delle prime comunità Cristiane. Ad Efeso, Giovanni scrisse la sua Apocalisse e quasi sicuramente qui visse gli ultimi anni Maria, la madre di Gesù.

Dopo aver preso alloggio, (nei dintorni di Efeso non mancano soluzioni per tutte le tasche) visitiamo il museo, nel quale sono ospitate alcune statue della Venere Efesina, una divinità anatolica, assorbita dalla cultura greco-romana, che causò non pochi guai a S. Paolo.

Sarebbero necessari almeno due giorni per visitare l'intero complesso archeologico, e la vicina “Mariaemana” la casa che vide gli ultimi giorni di Maria, noi che avevamo già visto sia Efeso in un precedente viaggio, ripartiamo già il giorno successivo, dirigendoci verso la regione dei grandi laghi Anatolici fino a Egirdir, distante circa 400 chilometri.

Fino a Denizli, una grossa città vicina a Pamukkale, una delle località piu note della Turchia, percorriamo una strada trafficatissima che si apre su un paesaggio arido, solo di quando in quando punteggiato da piccole macchie di verde.

Oltre Denizli il traffico decisamente si dirada e ci lascia il tempo di ammirare i grandi laghi della Turchia centrale. Nel primo pomeriggio per nulla affaticati, arriviamo nella caratteristica cittadina di Egirdir meta di questa prima giornata di moto, affacciata sul grande lago cui da il nome, che ospita orgogliosa, la base dei commandos Turchi.

Ad Egirdir, ci lasciamo coinvolgere da un "procacciatore d'affari" che ci accompagna in una spartana ma linda pensioncina, dotata di uno spettacolare terrazzo sul lago.

L'indomani, di buon mattino, partiamo dirigendoci verso l'altopiano Anatolico per raggiungere una delle mete più suggestive del viaggio: La Cappadocia.

Attraversiamo gli immensi campi di grano che caratterizzano la parte centrale della Turchia. Superata la grande città di Konya, l’antica Iconion dei Romani, inizia la via degli Han. I caravanserragli che a distanza di circa 30 chilometri scandivano le giornate di viaggio sulle antiche vie carovaniere. Degno di una sosta il Sultanhani, uno degli edifici meglio conservati che si trovano sulle antiche vie dell’impero ottomano.

Sultanhani, facilmente visitabile, ci invita ad una breve sosta. Affidata moto, giacche e caschi ad un paio di ragazzini con la promessa di una mancia, entriamo nel grande cortile quadrato che ospitava mercanti ed animali e che costituiva l’equivalente dei nostri autogrill. Al centro del cortile una elegante moschea. All’uscita ritroviamo moto e abbigliamento e rendiamo felici i ragazzini con una lauta mancia.

Nel pomeriggio arriviamo a Uchishar, dove troviamo posto in un magnifico hotel con una vista mozzafiato su una delle più belle valli della Cappadocia.

Eravamo già stati qui otto anni fa, nonostante ciò la visita della Cappadocia rivela sempre il sorprendente fascino di questa terra. A distanza di pochi chilometri le valli cambiano il loro carattere: Zelve, assolata e solitaria con le sue mille chiese scavate nella roccia, la vivace Goreme, con il suo museo all'aperto, la valle dei camini delle fate, con i funghi di roccia che sono uno dei simboli più noti della Turchia.

Ma oltre al paesaggio, è la gente della Cappadocia a rivelare una Turchia arcaica, solo sfiorata da un turismo che sembra avere coscienza di essere ospite e non invasore.

Ripartiamo con ancora negli occhi la magia della Cappadocia, dirigendo decisamente verso sud. Il paesaggio è maestoso, le montagne del Tauro troneggiano in lontananza e la strada si insinua nelle ampie valli dell'altopiano. Fa freddo al mattino, accettiamo quindi volentieri il te offertoci dal gestore di un distributore di benzina. Una delle cose con cui la Turchia riesce sempre a sorprendere è l’ospitalità che viene riservata ai viaggiatori. Da grande popolo della strada, i turchi sono spesso curiosi e raramente, nonostante la barriera della lingua, siamo riusciti a sfuggire alla raffica delle domande più classiche: da dove vieni, quanto costa la moto..

Ci immettiamo in una strada a grande scorrimento, superata la catena del Tauro, attraversiamo la piana di Adana e arriviamo ad Ischenderun, l'antica Alessandretta.
Nulla conserva del suo passato, approfittiamo quindi della bellissima piscina dell'hotel affacciato su un mare non proprio invitante.

Seguendo le indicazioni della guida, (piuttosto buona la lonely planet) ci dirigiamo verso il confine Turco-Siriano di Kassab che sembra il meno frequentato. Dopo alcuni chilometri, siamo sorpresi di trovarci immersi in un paesaggio alpino, avvolti in una fitta nebbia.

La strada è davvero stretta e malconcia e prima del confine, non mancano alcuni chilometri di un facile sterrato che non costituiscono un problema per l’Africa Twin.

Siria
Arriviamo finalmente al confine, Il traffico è davvero inesistente, le pratiche doganali sono semplificate dalla cortesia dei funzionari Siriani che ci dedicano tutta la loro attenzione. Il passaggio in frontiera, senza il “carnet de passage”, ci costa 100 dollari compresa l'assicurazione temporanea della validità di un mese.

Percorriamo rapidamente la squallida autostrada che separa il confine Turco-Siriano da Homs, vera porta del deserto, che raggiungiamo senza particolari difficoltà, non senza aver sperimentato ancora l’ospitalità orientale. Un camionista che ci offre da bere sotto un locale autogrill, costituito da pergolato di frasche, un frigorifero zeppo di coca cola e s uno sgangherato divano che certamente aveva visto stagioni migliori. Anche qui non si sfugge alle domande classiche: da dove vieni, quanto costa la moto

A Homs iniziano i 160 chilometri di strada nel deserto che ci separano da Palmyra.
Non senza difficoltà usciamo dalla città, i cartelli da queste parti sono una rarità! A complicare tutto il nostro errore di chiedere indicazioni per Palmyra, quando il nome moderno (lo scopriremo dopo) della nostra meta è Tadmor, Ci fermiamo spesso a chiedere indicazioni e a ogni sosta, fatichiamo a declinare gli inviti a prendere il te.

Nel deserto piatto e uniforme, in lontananza scorgiamo un movimento di mezzi, sembrano carri armati. Incuriositi ci fermiamo ma dopo qualche minuto veniamo raggiuti da un’auto di militari che bruscamente ci invita a sloggiare immediatamente.

Il deserto di ciottoli ci accompagna fino a Palmyra, la città della Regina Zenobia che contese a lungo a Roma il dominio della via delle spezie e che finì per essere sconfitta dall’Imperatore Aureliano.

Il caldo si fa torrido e quando siamo nei pressi di Palmira il bar ci sembra un vero e proprio miraggio.

Qualche centinaio di metri dopo il bar scorgiamo l’insegna di un hotel, è un 5 stelle da 300.000 lire a notte!! Dopo aver sentito il prezzo stiamo per allontanarci quando veniamo richiamati dal portiere che ci dà l’indirizzo dell’hotel di un suo amico.

Ancora un centinaio di metri e dopo una curva ci troviamo davanti all’inaspettato spettacolo di un grande arco trionfale di epoca imperiale praticamente intatto, a pochi metri dalla strada. Nel frattempo un ragazzino che ci è venuto incontro, correndo davanti alla moto ci fa da guida verso l’hotel.
50 dollari sono il prezzo per una bella camera con aria condizionata e guardia a vista della moto parcheggiata davanti all’ingresso.

Dopo una doccia ci dedichiamo alla citta. Anche ad un visitatore superficiale, le rovine della città antica appaiono spettacolari per l'eccezionale stato di conservazione. Una veloce ricognizione per orientarci e incrociamo altre due moto. Sono italiani e scopriamo che sono di ritorno dall'identico percorso che abbiamo programmato. Rientriamo in albergo e notiamo, non senza sorpresa, altre due moto con targa italiana.

La sera, ci uniamo agli altri motociclisti per una piacevole cena in uno dei tanti ristoranti per turisti della via principale, durante la quale scopriamo che a loro, il passaggio in confine è costato soltanto 70 dollari; Pazienza !

Calata la sera, Palmyra si riavviva, auto anni cinquanta, decine di furgoncini con pelli di capra, luci multicolori e quant'altro, stracarichi di persone, rumoreggiano lungo le strade.

Il giorno successivo, gli occasionali compagni ripartono, noi che abbiamo più tempo, dedichiamo la giornata ad un accurata visita al sito archeologico.

Le rovine della città antica sono davvero uniche: La via di marmo, lunga oltre 500 metri, conserva integro il colonnato in una variante dello stile corinzio; Leggermente discosto dalla città, l'imponente recinto sacro dedicato a Baal, un Dio Fenicio il cui culto era praticato da qui, fino a tutto il Nord Africa.

Dei cammellieri ci offrono un giro in cammello ma per ora preferiamo dedicarci alle rovine e “insciallah” se Dio lo vorrà, faremo il giro più tardi.
Sotto il sole del deserto il luogo è davvero affascinante e lontano dai turisti del tutto compreso, il silenzio del deserto ci ripaga ampiamente delle fatiche del viaggio.

Ripartiamo come sempre poco dopo l'alba, diretti a Damasco per poi proseguire verso il confine con la Giordania.
Attraversiamo questo tratto di deserto con una piacevole temperatura. Il sole, basso all'orizzonte, disegna le lontane colline e le ombre lunghe del mattino ci regalano uno spettacolo difficilmente dimenticabile.

Alle dieci siamo già alla periferia di Damasco che dobbiamo attraversare per arrivare al confine.
Il traffico è davvero caotico, macchine, taxi collettivi, autobus e camion, tutti con l'immancabile foto del Presidente Assad e dei due figli, si infilano in ogni centimetro di spazio disponibile. Ci perdiamo continuamente e fatichiamo non poco ad uscire dalla bolgia infernale.

Finalmente, dopo due ore e innumerevoli richieste di informazioni, ci ritroviamo, completamente disidratati, sulla strada giusta e ci dirigiamo verso la Giordania.

Giordania
Le pratiche di confine, che deve affrontare soprattutto Eugenia, mentre io mi occupo della moto, sono lunghe e complesse ma siamo aiutati dai cortesi funzionari doganali. Fortunatamente nemmeno qui è necessario il carnet de passage (come correttamente indicatoci dal touring club)

Ho il tempo di osservare la varia umanità che, trafficando con la merce più varia, contratta con i funzionari il permesso per il passaggio. Ci liberiamo in un paio d'ore e ci dirigiamo verso Gerasa, una delle città della Decapoli, una federazione di dieci città preesistenti alla invasione Romana, nota per essere stata teatro di uno dei miracoli di Gesù.

Stranamente, non ci sono alberghi a Gerasa, proseguiamo quindi per Aijloun a circa 20 chilometri, dove troviamo alloggio in un modesto albergo, privo di aria condizionata ma con vista su una valle che sembra un presepe e su un castello del 1200, che faceva parte del sistema difensivo del Saladino.

Il giorno successivo riprendiamo la moto, ripercorrendo la strada già fatta, ci dirigiamo verso Gerasa, non lontana dal confine Israeliano.

la città conserva in modo eccezionale la testimonianza del passato di civiltà che Roma ha portato ai confini del deserto. Dell’antica Gerasa soltanto una piccola percentuale è stata dissepolta, nonostante ciò le rovine sono grandiose e i due teatri in ottimo stato di conservazione
.
Il mattino successivo ci dirigiamo a sud, verso una delle mete più attese del viaggio: Petra, la città rosa, capitale del regno dei Nabatei.

Per arrivare a Petra è possibile scegliere tra tre strade che corrono parallele. Avendo poco tempo è preferibile la via del deserto, una autostrada monotona ma scorrevole; Più interessante è la strada dei Re, ancora più a ovest la strada lungo il mar morto, che pare difficilmente percorribile per l’assenza di stazioni di rifornimento.

Scegliamo di percorrere la strada dei Re o dei Sultani, come preferiscono gli Arabi, una antica via carovaniera che congiungeva il Mediterraneo al golfo di Aden.

La strada, in discrete condizioni, si snoda verso Sud, collegando antiche città come Madaba, dove nella chiesa ortodossa di S. Giorgio, ammiriamo un mosaico del IV secolo raffigurante la Palestina.

Ripresa la strada arriviamo a Karak dove probabilmente perdiamo un cartello e con lui la strada. Chiediamo informazioni ed un giovanotto si offre di farci strada in macchina. Poco dopo capiamo che il favore non è gratis e mi chiede 10 dollari ne offro 5 e va bene così!

Ripresa la strada giusta incrociamo l’impressionante gola di wadi Al Muijd, un canyon profondo circa 1 chilometro, dove la strada scende lungo le pareti della gola per poi risalire dall’altro lato.

La discesa è molto piacevole; Fondo nuovo, curve ampie e ben raccordate. La salita invece è ancora in costruzione e arrivati quasi in cima ci troviamo di fronte ad una frana dovuta ai lavori. Fortunatamente le previsioni di una lunga sosta si rivelano inesatte e la strada viene liberata in una mezz’ora.

Dopo il wadi, la strada si mantiene sull’altopiano battuto dal vento, man mano che ci dirigiamo verso sud, percorrendo la riserva naturale di Da’na, voluta dalla Regina Noor, il paesaggio diventa sempre più arido; Siamo in Moto da diverse ore quando finalmente vediamo le colline di Petra.

Il luogo si annuncia con una teoria di hotel che vanno dal villaggio di Wadi Musa fino a Petra. Dopo aver rifiutato le offerte dei soliti procacciatori d’affari, troviamo alloggio in uno degli alberghi vicini all’ingresso. E’ troppo tardi per entrare nel sito archeologico, quindi optiamo per un piacevole bagno in piscina e dopo aver cenato, proviamo ad esplorare i dintorni.

L’ingresso a Petra, da anni vietato ai mezzi motorizzati costa, per un giorno, la bella cifra di 60.000 lire, mentre ai cittadini Giordani vengono chieste 3000 lire. Dovremmo imparare!

Petra vale comunque da sola il viaggio. Il Siq, una spaccatura tellurica della roccia lunga un paio di chilometri e profonda fino a 200 metri, si restringe fin quasi a toccarsi e quando non sembra finire mai si allarga, ed appare, quasi per magia, il Tesoro.

Proseguendo lungo il wadi, che si apre in una larga valle si vedono, quasi appese alla montagna, le tombe reali, il teatro, scavato nella roccia, la via colonnata e più faticoso da raggiungere, ma da non perdere assolutamente, il Monastero.

Riprendiamo la moto e proseguiamo, sempre in direzione sud, verso Aquaba e il Mar Rosso, l’acquario di Allah, uno dei più bei mari della terra.

Una deviazione indica il Wadi Rum ad una trentina di chilometri e non resistiamo alla tentazione di vedere quello che ci raccontano essere uno dei deserti più spettacolari del Medio Oriente. La strada serpeggia in una larga vallata fiancheggiata da torri di roccia che sembrano emergere dalla sabbia.

Arriviamo fino alla rest house, da dove partono i fuoristrada che entrano nel deserto ma la moto carica e l’ora tarda ci consigliano di proseguire per Aquaba.
Man mano che scendiamo dall’altopiano la temperatura sale ben oltre i 40 gradi, il caldo si fa insopportabile. Arriviamo ad Aquaba nel pomeriggio dove non abbiamo troppe difficoltà nel trovare alloggio.

Anche Aquaba vive dopo il tramonto. la città, che nel pomeriggio sembrava deserta si anima, aprono negozi e ristoranti e la gente sciama per le strade, riconsegnandoci al clima caotico di una città del Medio Oriente.

Nonostante la voglia di mare, il giorno successivo riprendiamo la moto e torniamo al wadi Rum, dove ci sconsigliano decisamente di inoltrarci nel deserto in moto.

Affittiamo uno scalcinato pik up, (i prezzi del noleggio sono esposti alla rest house) alla guida un beduino dall’età imprecisabile, che ci porta in uno dei tours preparati dalla cooperativa che gestisce il luogo. Il giro programmato ci permette di visitare alcuni punti davvero spettacolari: Un siq con delle incisioni rupestri, un paio di archi naturali e tanto deserto, con colori che vanno dal giallo ocra, al rosso, al bruno intenso.

Dedichiamo il giorno successivo al Mar Rosso. Nonostante la vicinanza dei porti di Aquaba e di Eilat, le acque sono di una trasparenza cristallina.
La barriera corallina non è certamente paragonabile a quella del vicino Sinai, ma il fascino del mare tropicale è intatto, ed è facile nuotare in mezzo ai pesci multicolori. Purtroppo possiamo dedicare solo una giornata a questa meraviglia.

E’ arrivato il momento di prendere la strada del ritorno. Scegliamo la via del deserto per arrivare velocemente al confine con la Siria, distante circa 400 chilometri. Ci destano qualche impressione i cartelli che indicano Bagdad a soli 800 chilometri. Verso mezzogiorno siamo al confine e sbrigate le consuete pratiche doganali siamo di nuovo in Siria.

Il ritorno
Sostiamo a Bosra, una località con un magnifico teatro Romano. Il villaggio che circonda il teatro, ha inglobato la preesistente città, utilizzando le antiche case. Prendiamo alloggio in un lussuoso hotel, che rappresenta l’unica soluzione quando le alternative sono posti con bagni i comune che danno direttamente sulle camere. Ovviamente si passa da 15 a 150 dollari a notte ma tanto qui si paga con la penna e l’esborso è meno doloroso.
Il giorno successivo. dovendo attraversare Damasco, riusciamo di nuovo a perdere la strada, fortunatamente in modo meno drammatico di quanto era successo all’andata. Verso mezzogiorno siamo in vista del Quala’at al-Hosn.Il castello dei cavalieri Crociati.

Depositati i bagagli in uno strano albergo decorato con colori sgargianti riprendiamo la moto che parcheggiamo proprio sotto il castello destando la curiosità di un gruppetto di turisti italiani che stentavano a credere di trovare lì una moto con targa italiana.

Dopo le quattro chiacchiere di rito ci dedichiamo in perfetta solitudine al castello, costruito durante la prima crociata sulla sommità di una ripida collina, dominava le strade che dal mare, portavano a Damasco. Poteva ospitare fino a 2000 cavalieri e tra i suoi ospiti fu Re Riccardo cuor di leone.

La mole del castello è impressionante. E’ un edificio militare a tutti gli effetti, poche le concessioni all’estetica. Nonostante ciò, la costruzione nel suo insieme, rivela una singolare grazia.

Per il viaggio di ritorno verso Cesme, scegliamo questa volta, di percorrere la costa Turchese. Passiamo velocemente da Antiochia e Alessandretta e raggiungiamo Kizkalesi, un castello crociato, formato da due corpi di fabbrica, l’uno in terraferma, l’altro, più suggestivo, su un isolotto a qualche centinaio di metri dalla riva.

Siamo di nuovo in moto per percorrere uno dei tratti più spettacolari della costa Turchese. La strada si inerpica con pendenze impegnative fino ad altezze di 400 metri sul livello del mare, tra lussureggianti piantagioni di banani,lasciando intravedere delle baie incantevoli, raggiungibili solo via mare. Ad una sosta assaggiamo le piccole banane tipiche di questa zona che freschissime si rivelano eccezionalmente gustose.

Superata la breve piana di Anamur, dove si trova un altro imponente castello, la strada compie un ultimo strappo, per poi distendersi e costeggiare un litorale purtroppo soffocato da una speculazione edilizia selvaggia. Arriviamo Side dove, l’aggressione al luogo antico da parte dei moderni insediamenti turistici lascia davvero perplessi.

Dopo aver superato Aspendos, con il magnifico teatro ancora largamente utilizzato grazie all’eccezionale stato di conservazione e Perge, con il suo teatro da 15.000 spettatori e uno stadio tra i meglio conservati del mondo antico, ci dirigiamo ancora verso l’interno della Turchia, per raggiungere Denizli e la vicina Pamukkale.

Nonostante la precedente visita troviamo ancora sorprendente l’abbagliante bianco delle cascate calcificate, in contrasto con il paesaggio circostante arso dal sole. Dopo aver cercato inutilmente alloggio nei grandi alberghi, interamente prenotati dai gruppi organizzati, troviamo ospitalità in un piccolo hotel con una straordinaria vista sulle cascate.

Pamukkale, dopo essere stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, ha goduto di un sorprendente miglioramento, grazie all’abbattimento di tutti gli alberghi costruiti sulle cascate. Percorriamo divertiti la salita che tra cascatelle, laghetti di un azzurro incredibile e abbaglianti colonne di travertino ci porta verso le sorgenti calde.

L’ultima tappa ci porta ancora a Cesme, dove aspettiamo il traghetto che ci riporterà a Brindisi. Il trasferimento notturno da Brindisi a Pavia è parecchio faticoso, soprattutto a causa del freddo intenso della notte di settembre, al quale non eravamo per nulla preparati.
Siamo a casa. Il viaggio, purtroppo finito, ci lascia insieme al rimpianto delle cose non viste, i magnifici ricordi che ci riempiranno il lungo inverno, in attesa di tornare ancora una volta sulla strada.

Sergio+Eugenia
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Norton
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MessaggioTitolo: Re: tanti anni fa...(Medioriente, Turchia, Siria, Giordania)   tanti anni fa...(Medioriente, Turchia, Siria, Giordania) EmptyGio 4 Apr - 10:35

Sergioenrico!!!!
Complimenti e massimo rispetto (anche a Eugenia! Smile )
Ho letto il resoconto tutto d'un fiato.
Certo un po' d'invidia.... Smile

bravi bravi
(fate venire voglia di caricare la moto e...)
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Yul Bimescola
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MessaggioTitolo: Re: tanti anni fa...(Medioriente, Turchia, Siria, Giordania)   tanti anni fa...(Medioriente, Turchia, Siria, Giordania) EmptyGio 4 Apr - 13:15

veramente bravi e complimenti cheers (anche alla mitica Africa Twin)...

quando mai in vita mia potrò farmi un mese di filata in moto Question Crying or Very sad
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grayspida
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MessaggioTitolo: Re: tanti anni fa...(Medioriente, Turchia, Siria, Giordania)   tanti anni fa...(Medioriente, Turchia, Siria, Giordania) EmptyGio 4 Apr - 22:49

Grande ! Cool
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