Colerine Larne Il 16 agosto ripartiamo. Non abbiamo alternative se non quella di andare avanti e raggiungere il porto di Larne per prendere il traghetto per la Scozia ed eventualmente arrivare a Newcastle, in Inghilterra.
Da Coleraine potremmo prendere la A26 che ci porterebbe in una settantina di chilometri a Larne, ma siamo vicini, molto vicini alla Giant's Causeway, un affioramento roccioso naturale situato sulla costa nord est irlandese, inserito dal 1986 nell’elenco dei patrimoni dell’UNESCO e la tentazione è troppo forte per resistere, e noi due possiamo resistere a tutto, tranne che alle tentazioni.
Lo so, la battuta non è nuova, ma tant’è che la straordinarietà del posto, i racconti che hanno accompagnato le visite di coloro che ci hanno preceduto e le leggende legate alla strada dei giganti, che hanno da sempre alimentato la fantasia dei viaggiatori, ci hanno incuriosito a tal punto che ci sembra un delitto non andare a vederla di persona.
Leggende…
Il gigante irlandese, Finn McCool costruì questo selciato per camminare fino alla Scozia e combattere il gigante Benandonner. Quando Finn cadde in un sonno profondo prima di andare in Scozia, Benandonner seppe che Finn voleva ucciderlo, per questo venne per cercarlo. Allora Onagh la moglie di Finn, per proteggere il gigante addormentato, lo coprì con un panno e convinse il rivale che quello era il figlio piccolo di Finn. Quando Benandonner vide il "bambino” , pensò che il padre dovesse essere gigantesco, quindi fuggì terrorizzato distruggendo il selciato per evitare di essere inseguito.Oltre le leggende, tecnicamente, il Giant's Causeway, è composto da circa 40.000 colonne basaltiche a base esagonale, formatesi da una eruzione vulcanica circa 60 milioni di anni fa. Le più alte raggiungono i 12 metri d'altezza, ma alcune, si innalzano anche per 28 metri. Le formazioni visibili a occhio nudo sulla costa sono solo una parte del complesso, che prosegue anche nel fondale marino adiacente
Alcune parti dell'area, esposte all'azione di eventi meteorologici da milioni di anni, richiamano vari oggetti e figure: come "l'Organo" o lo "Stivale del Gigante",.
Le colonne più basse, create da effusioni diverse di basalto come i "Gradini di Shepherd" e l'"Alveare", sono i punti più caratteristici proprio a ridosso dell'oceano
La bellezza della Giant's Causeway, se non cancella le vicende degli untimi due giorni, sembra almeno attenuarle e rinfrancati dalle ultime e straordinarie immagini che l’Irlanda ha saputo regalarci, percorriamo gli ultimi chilometri sull’isola verde che di nuovo ci offre delle immagini di una bellezza struggente.
Arriviamo all’efficientissimo porto di Larne giusto in tempo per imbarcarci verso la Scozia e diamo il nostro arrivederci all’Irlanda.
Un traghetto è sempre il posto giusto per fare il bilancio di un’esperienza e nonostante tutto, c’è in noi, la sensazione che quello che ci portiamo via sia ben più di quello che abbiamo lasciato. Forse abbiamo trascurato qualche luogo, probabilmente potevamo prenderci più tempo , sicuramente dovevo essere più prudente, ma anche così, come in ogni posto in cui siamo stati, l’Irlanda ci ha regalato degli splendidi ricordi.
Da Larne, Irlanda a Sranrarer Scozia. Abbiamo un paio d’ore di traghetto e dopo un rapido pranzo al self service, con fisch&cips e coca cola, dedichiamo il tempo ad ammirare l’andirivieni di navi tra le due isole..
Il tratto di mare che separa l’Irlanda dalla Scozia, è battuto da raffiche di vento che increspano la superficie dell’acqua in modo preoccupante per noi che siamo facili al mal di mare.
Fortunatamente la traversata in mare aperto è veramente breve e intorno alle cinque del pomeriggio, sbarchiamo nel porto di Stranraer
Da Stranrarer a Ayr km 80Appena sbarcati veniamo investiti da un vento teso e impetuoso proveniente dall’oceano che ci costringe a procedere a moto inclinata ed a ridurre la velocità nei tratti di costa esposta ai venti dell’Atlantico
Siamo ancora una volta affascinati dalla potenza che la natura sa regalare da queste parti, tanto che quando ci fermiamo per qualche ripresa video, fatico parecchio a tenere ferma la telecamera a causa della forza del vento.
Alle spalle della costa delle basse colline ricoperte di verde dal quale emergono le nere rocce che vanno a perdersi nell’oceano
Questa regione della zona sud occidentale della scozia non ha grandi città costiere e l’accoglienza turistica ci pare veramente modesta, tanto che non troviamo praticamente nessun alloggio fino a quando arriviamo alla cittadina di Ayr ad una sessantina di chilometri a sud di Glascow.
Arrivati nella periferia di Ayr cerchiamo un posto dove dormire, ma anche qui troviamo conferma alla nostra impressione sulla consuetudine tutta inglese di tenere il turista in poca considerazione. Nessuna indicazione sulla presenza di hotel o di b&b.
Dopo qualche tentativo alla ricerca di alloggio troviamo finalmente un grazioso B&B dove una simpatica signora ci accoglie con un “welcame signior serghio”. Il B&B è proprio grazioso ed ha anche un sicuro cortile per la moto.
Disfatti i bagagli proviamo ad esplorare la cittadina che oltre ad alcuni interessanti monumenti ha anche un discreto centro storico. Ad attirare il nostro interesse è però la grande spiaggia che si affaccia sull’oceano e che ci regala un lungo tramonto. Dopo un po’ di tempo a girare senza una meta precisa, tiriamo sera in un piccolo ristorante dove mi regalo il primo autentico scotch di questo viaggio.
Da Ayr a Connel km 225Ripartiamo in direzione nord lungo la strada costiera che da Ayr porta Glascow. Le coste del firth of clyde un profondo golfo formato dal fiume Clyde, sono basse e protette dalle isole, che ostacolando i venti, fanno spegnere le onde sulle rocce quando hanno già perso gran parte della loro forza.
Superata Glascow, entriamo nel parco nazionale di Trossachs costeggiando il Loch Lomond, un ameno specchio d’acqua immerso nella Queen Elizabeth forest, nel quale si specchiano immobili diverse barche da diporto.
Una breve sosta e proseguiamo il viaggio, entrando nella zona delle Granpians Mountains, delle alture rocciose, che nel punto più elevato, raggiungono l’altezza di 1340 metri.
I Grampians sono un’area scarsamente popolata, ci ritroviamo a guidare per parecchio tempo in un paesaggio di selvaggia bellezza. Le montagne diventano aspre e sono sempre frequenti gli affioramenti rocciosi che spuntano tra la bassa vegetazione.
Arriviamo a Oban, una cittadina di ottomila abitanti affacciata sul Firth of Lorne, punto di partenza dei traghetti per l’isola di Mull.
C’è un po’ troppa confusione a Oban, per cui torniamo indietro,per una decina di chilometri sulla strada già percorsa dove, nella piccola località di Connel, avevamo adocchiato un grazioso B&B affacciato sul lock Etive proprio dove l’acqua dolce e quella salata si confondono.
Non c’è molto da fare a Connel. Ci accontentiamo di una passeggiata ad ascoltare il vento, di restare seduti per vedere l’andirivieni delle maree e di perdere tempo al pub a sentire musica e a sorseggiare whisky.
Comunque nel paesino non manca nulla. Ci sono la piccola chiesa anglicana, la cabina del telefono, un accogliente pub e soprattutto il lago e la tranquillità di un luogo di cento abitanti tutto compreso.
Proprio per questo Connel ci sembra un posto meraviglioso. Un posto dove riappropriarsi del tempo e godere del silenzio rotto solo raramente dal traffico locale.
Da Connel a Broadford, isola di Skye km. 170Riposati e rinfrancati ripartiamo ancora in direzione nord, percorrendo la strada costiera del Loch Linnhe, un profondo fiordo che, alternando laghi naturali a canali artificiali collega, attraverso la spaccatura della Great Glen Way, l’oceano Atlantico con il Mare del Nord.
Piano, piano, stiamo riacquistando quel minimo di sicurezza indispensabile per continuare il viaggio, in questo incoraggiati dagli stupendi paesaggi che ci circondano.
In compenso il tempo non è affatto cambiato. le nuvole che incombono basse e minacciose non fanno che aumentare il clima cupo e misterioso che sembra avvolgerci, mentre percorriamo gli ottanta chilometri che separano Connel da Fort Williams.
Poco dopo Fort Williams incrociamo un tratto della west higlands railwey, una linea ferroviaria costruita nell’ottocento, che collegando Fort Williams con Mallaig e con l’oceano, supera i dislivelli tra le colline con arditi e spettacolari viadotti in pietra che ricordano quelli delle ferrovie Retiche
Proseguiamo il viaggio attraversando valli sperdute, circondate da montagne brulle, laghi cupi che alimentano, ingigantiscono e rendono verosimile il mito di Nessy, tanto che non saremmo affatto stupiti se il mostro facesse capolino nel mezzo di un lago.
Proseguiamo fino a Mallaig, una piccola località portuale dove ci aspetta il traghetto che in circa un’ora di taversata ci porterà ad Almadale, sull’isola di Skye.
Il traghetto, poco più di un pontone, scorre lento nelle acque tranquille del braccio di mare che separa Mallaig da Skye, quando in lontananza cominciano a scorgersi le alture della misteriosa “isola delle nuvole”.
L’Isola di Skye, che fa parte dell’arcipelago delle Ebridi interne, è situata nel nordovest della Scozia, ed assomiglia ad una grande mano protesa nell’oceano.
Battuta dai freddi venti oceanici, l’isola di Skye, suggestiva e avvolta da un’aura mistica, ha sempre affascinato i viaggiatori con la varietà morfologica del suo paesaggio incontaminato.
Sbarchiamo sull’isola nel tardo pomeriggio, giusto in tempo per percorrere i 30 chilometri che separano Almadale da Broadford e trovare alloggio in un grazioso B&B.
Broadford, dove ci fermiamo due notti, è posta all’incrocio tra due delle strade principali dell’isola, e nonostante sia un paesino privo di particolari attrazioni, offre in compenso una indimenticabile vista sull’oceano e un tramonto che dipinge il cielo con tutti i colori dell’arcobaleno.
A cena intruglio di cozze stranamente cucinate con della panna, birra inglese e per finire l’inconfondibile Talisker, il whisky dell’isola di Skye, morbido, e profumato di torba.
Eugenia + Sergio