Benvenuti al Castello Dal Verme di Zavattarello (Pv)
Completamente costruita in pietra, con uno spessore murario medio di circa 4 metri, la rocca è un edificio titanico che, con il ricetto fortificato, le scuderie, gli spalti, la cappella, le sue oltre 40 stanze, costituisce un formidabile complesso architettonico che è oggetto di studio degli architetti militari.
Dalla terrazza e dalla torre si gode un panorama mozzafiato del territorio circostante: le verdi campagne, i freschi boschi, le colline con gli altri castelli della zona - Montalto Pavese, Valverde, Torre degli Alberi, Pietragavina. Una miglior visuale era assicurata, a scopo difensivo, da altre torri d'avvistamento, purtroppo per noi perdute.
L'imponente rocca sovrasta il borgo antico abbarbicato sulla collina, che una volta era completamente priva di vegetazione per consentire ai difensori del maniero di avvistare ogni malintenzionato. Oggi invece il verde che attornia il castello è un'area protetta, un Parco Locale di Interesse Sovracomunale di circa 79 ettari, di grande rilevanza paesaggistica, geografica, orografica, oltre che storica e ambientale.
Il ricetto fortificato era sede di una delle principali scuole di guerra di tutta l'Europa, fondata da Jacopo Dal Verme in quello che poi sarebbe divenuto il cardine dello Stato Vermesco.
Introduzione alla visita
Cosa si può vedere
La rocca è un mirabile esempio di architettura militare ghibellina, la cui funzionalità le ha permesso di resistere a numerosi assedi senza mai venire espugnata.
La visita guidata conduce in tutte le circa 40 stanze dell'interno, dalle prigioni scavate nella roccia alla cima della torre di avvistamento, da cui si gode un panorama mozzafiato delle vallate circostanti.
La vista quassù spazia a 360°, dando la migliore idea della posizione strategica del castello: si possono ammirare i castelli dei dintorni, Valverde, Pietragavina, Torre degli Alberi, fino a Montalto Pavese e alla Pianura Padana. Nelle giornate più limpide, la catena delle Alpi circonda le colline quasi a volerle stringere in un abbraccio.
Unico nel suo genere è il sistema interno di livelli, collegati da numerose scale secondarie, aspetto che suscita numerose interpretazioni e curiosità, essendo troppo particolare per essere soltanto un riflesso dei numerosi rimaneggiamenti che la struttura subì nel corso del tempo.
Il restauro della struttura architettonica è da poco terminato: ora il Comune si sta concentrando sul pieno recupero dell'aspetto degli interni con l'aggiunta di pezzi d'arredamento antichi: pregevole è, nella sala da pranzo, un commode francese del XVII secolo che ha solo un altro uguale al mondo.
Ma ciò che colpisce di più il visitatore è l'imponenza, la solennità, l'emozione che suscita essere completamente immersi in oltre mille anni di storia, il ripercorrere passo dopo passo, gradino dopo gradino, la vita di centinaia di persone che passando di qui hanno in qualche modo lasciato una loro traccia, un frammento della loro vita e del loro tempo.
Questa eredità è stata accolta dalle guide, dai custodi, dagli amministratori del comune e da tutti coloro che oggi amano questo luogo magico e si impegnano per trasmettere al presente e al futuro la grande eredità del passato, che è la miglior lezione per iniziare a costruire un futuro migliore.
Un fantasma tra le mura Storia e leggenda di Pietro Dal Verme
C'è una stanza, all'ultimo piano del castello Dal Verme, dove sono avvenuti numerosi strani eventi che restano tutt'ora senza una plausibile spiegazione. Essi sono attribuiti allo spirito di Pietro Dal Verme, che in quella camera da letto dormiva nel XV secolo.
Pietro era figlio di Luigi Dal Verme e di Luchina Carmagnola.
La famiglia voleva che egli sposasse Chiara Sforza, seguendo i principi che a quel tempo erano soliti regolare i matrimoni tra membri della nobiltà: si trattava di pure nozze di convenienza che miravano ad unire due esponenti di due ricche e potenti famiglie del Nord Italia.
Pietro però si era innamorato di Camilla Del Maino: solitamente l'amore non impediva la celebrazione delle nozze programmate dalle famiglie da anni, ma contro ogni aspettativa il Dal Verme decise di contravvenire a queste consuetudini.
Egli sposò la sua amata e trascorse con lei un felice periodo di vita insieme; ma la donna un giorno morì misteriosamente. Qualcuno vocifera che fu lo stesso marito ad assassinarla, mentre altri sostengono addirittura che l'omicidio fu commissionato dai parenti di Pietro, nella speranza che si potessero ancora recuperare le nozze di convenienza con la giovane Sforza.
Qualunque sia la verità, Pietro era di nuovo celibe e potè quindi accettare di sposare Chiara. Il matrimonio venne celebrato nel castello di Zavattarello, quindi la coppia andò a vivere nel Palazzo del Broletto di Milano, possedimento della famiglia Dal Verme.
Però la sposina non aveva accettato il fatto che Pietro le avesse preferito un'altra donna: il matrimonio era stato sì di convenienza, ma lei era pur sempre una Sforza.
Così, approfittando dell'appoggio dello zio Lodovico il Moro, che avrebbe ottenuto discreti vantaggi dalla morte del Dal Verme, Chiara decise di uccidere il marito. Non era cosa così inconsueta nel medioevo, oltre tutto la Sforza avrebbe ereditato ogni bene del Dal Verme.
Erano passati pochi giorni dal matrimonio quando la donna nascose della cicuta, potente veleno, nella colazione di Pietro: per il Dal Verme non ci fu scampo.
Qui finisce la storia, e comincia la leggenda...
http://www.zavattarello.org/castello_index.html[b]