E’ domenica mattina, e voglio il Tomarlo!
Me la prendo comoda, nel senso che parto alle 10, ma cosa importa? Sono da solo e non ho appuntamenti, e potrò fermarmi quando vorrò e dove vorrò (questi sono i “pro” del viaggiare da soli; sappiamo che ci sono anche i “contro”…).
Prima tappa a Casteggio, per il pieno di benzina; poi a Torricella Verzate faccio anche il pieno di caffè. Adesso sono veramente a posto. Stradella passa via liscia. Castelsangiovanni: mai più di domenica mattina! Sembra che tutte le auto del paese si siano radunate sulle sue strade; di più, penso che abbiano invitato anche i parenti…tutte lì, incastrate attorno alle rotonde… la prossima volta farò il giro dal Cardazzo alla Moretta. Borgonovo Val Tidone: adesso sì che si ragiona. Belle strade di campagna, quasi senza traffico. Gragnano, Casaliggio, Rivergaro, e poi la bella strada di collina fino a Ponte dell’Olio.
Qui comincia il piacere: strade belle, lisce, libere; Bettola, Farini, Ferriere.
Una sosta per mangiare qualcosa.
Una deviazione a Gambaro, per vedere il castello Malaspina. Poi avanti: Selva (uno stop per il caffè), poi il passo Zovallo (m.1494) Lo spettacolo è bello e panoramico, si vedono le cime dei monti attorno, e la strada è fiancheggiata da un’infinità di maggiociondoli, coi loro fiori gialli (da noi sono già finiti) ed il profumo delicato. Pochi km più avanti il passo del Tomarlo (m. 1482). Arrivato! Sul posto ci sono due motociclisti che arrivano dal Chiavarese, e con uno di loro, Marco, faccio una foto ricordo.
Poi penso al ritorno, e decido di proseguire per S.Stefano d’Aveto. Lì mi fermo un po’ a vedere una garetta di trial (a Bettola avevo visto un po’ di una speciale di enduro), poi scendo nella valle dell’Aveto, con le sue curve da fare con attenzione per le buche ed il ghiaietto. La vista però (quando si può guardarsi attorno) è speciale. Marsaglia, coi suoi bar pieni di motociclisti, e infine Bobbio, dove mi fermo per un gelato.
Al bar faccio conoscenza con Agostino ed Angela (Triumph) chiacchieriamo un po’ di moto, e parlo loro di Motoltrepo. Riparto da solo verso il Penice. All’uscita da un tornante vedo nello specchietto il faro di una moto che mi segue aggressiva; ho la debolezza di esibire l’accelerazione del Banditone (che è buona) e infatti resto davanti per tutto il rettilineo. La curva si avvicina e mollo; il “competitor” non ci sta, insiste, mi sorpassa.Lo spazio per frenare ormai è poco, mentre mi passa penso “deve avere la frenata e l’assetto di una superbike, per starci”.Non ce l’ha (è una –seppur recente- Aprilia Dorsoduro). Da dietro posso vedere la forcella da motard che va a pacco, la ruota dietro si alza, comincia a scodinzolare come il cane Pepe quando gli porto la brioscina, poi ricade. A questo punto di girare non se ne parla più. Il pilota frena ancora, ma la moto, fuori asfalto, con contorno di polvere e sassolini, cerca di arrampicarsi per la scarpata erbosa, poi ricade sulla strada, il suo driver con lei. Dieci secondi dopo, messa la moto sulla stampella laterale, sono lì che lo aiuto a tirare fuori la gamba sollevando la Dorsoduro. “Non mi sono fatto niente! Non mi sono fatto niente!” Per fortuna. Anche la moto non ha granchè di danni: solo la pedana sinistra è da cambiare. Vuole ripartire subito. “Aspetta” gli dico “prenditela calma…vuoi una sigaretta?” “Non fumo”. Bene. Dopo un po’ lo accompagno su al Penice. La moto è ok (anche lui ormai sembra) Ci salutiamo; deve andare fino a Como.
Poi scendo tranquillo: Varzi, Rivanazzano e casa . Sono le 18…bella giornata di moto