Motociclisti viaggiatori seduti in cerchio, sotto un tendone da circo, ad ascoltare racconti di viaggio in luoghi lontani. Esperienze, disavventure, momenti di gioia. Video ed immagini di moto stanche di chilometri, “Cavalieri Erranti” impolverati, sudati ma felici.
Mani strette, amicizie nuove, convivialità e qualche brindisi in più. Un ritrovo tra nuovi e vecchi randagi delle due ruote, nel cuore verdeggiante della sperduta Granara in Valmozzola. Ognuno con le sue esperienze, ognuno perso nei fatti suoi. Come dice qualcuno.
Tende piantate sotto un sole cocente. Moto parcheggiate tutte i fila, in ordine, come in una parata militare con i loro adesivi, gadget e amuleti presi nei luoghi lontani, dove hanno consumato gli pneumatici delle ruote, sputato sassi e fango su sterrati, evitato buche sugli asfalti più indigesti, attraversato luoghi sperduti, foreste e deserti.
Tra tutti questi c’è anche un First, con la sua Caly pluridecorata. Severa bacchettatrice della sua coscienza come il Cristo del Don Camillo. Mia cavalcatura, compagna ventennale di mille sventure ed avventure, un po’ ovunque, da solo, con amici e con chi ho scritto pagine importanti di vita e realizzato tanti sogni. Motocicletta esperta per via della sua età ed attenta conduttrice che ahimè, in un paio di occasioni, quelle auto non è riuscita proprio ad evitarle.
Amici che non vedi mai. Nuovi viaggiatori, ragazzi giovani che si affacciano su questo ambiente strano, fatto di ruote, benzina, chilometri e sguardi affascinati nei con confronti di questo nostro pianeta dai mille volti con tutti i suoi pregi e difetti. Ho apprezzato questi giovani sognatori. E’ stato come se vedessi me stesso qualche anno fa. Attenti nell’ascoltar consigli, decisi, intraprendenti, spavaldi nei confronti di questo mondo fatto di viaggi, nel quale non so perchè, a volte, non mi riconosco più proprio come prima.
La voglia di sognare, progettare viaggi in luoghi lontani c’è ancora, ma in me, c’è tanta voglia di altro, di casa, di godere delle piccole cose che mi circondano nel mio quotidiano. Staro diventando “normale”?
La mattina dopo la notte di festa arriva presto. Ossa indolenzite si levano dal giaciglio scomodo troppo in pendenza: “First! Dopo tanti anni sbaglia ancora a piantare la tenda”? Mi rimprovera la Caly mentre inarco la spina dorsale.
Una caffè, anzi due al bar. Un rapido giro di saluti e salto in sella con tutti i mie pensieri che frullano dentro al casco.
Quattro scatti rubati qui e là prima di raggiungere la carrozzabile principale e dopo un rifornimento di benzina, una vocina nella testa mi suggerisce di non tornare a casa subito. La Caly intuisce. Zitta, zitta segue la nuova rotta sulla carta geografica. Sotto le sue ruote scorrono le vie di Bedonia, gli asfalti del Passo di Montevaccà, del Tomarlo, di Zovallo, fino ad arrivare a Ferrire, Marsaglia, Bobbio. Qui la mia testa vola lontano nel tempo. Ricordo le levatacce di me bambino nelle domeniche estive, quando i mie genitori mi portavano con loro per andare in cerca di funghi, proprio da queste parti. Ricordo le dormite fino all’alba sul sedile posteriore dell’auto di famiglia. Una Dyan di colore arancio che arrancava faticosamente lungo pendii e tornanti. Ricordo le soste lungo la carreggiata per via del mal d’auto del quale soffrivo. Ricordo le merende al sacco, i profumi di sottobosco, la mia noia in certe giornate a me indigeste. Ricordo la meraviglia nei miei occhi per i panorami di questi luoghi per me allora lontani e la gioia dei mie, nei giorni di “caccia grossa”. E si.. quanti Puffi hanno espropriato!
La Caly Mi lascia assorto nei mie pensieri. Attenta segue la strada, evita buche, lingue di sabbia pericolose per la nostra incolumità. Rallenta bruscamente per evitare di investire un rettile strisciante che incautamente attraversa la carreggiate e saettando sparisce nel verde della banchina. Mi fermo più volte. Scatto qualche foto. Il mio cervello fruga nei pochi neuroni a caccia di altri ricordi, che incatena come tanti anelli presentandomi il resoconto delle tante cose fatte nel corso degli anni.
Ognuno di noi ha una strada da seguire. Ognuno di noi può scegliere quella che preferisce. Certo è verò! Bisogna essere anche fortunati. Ci sono persone che non hanno troppe possibilità di scelta. Noi dovremo assecondare questa fortuna anche per loro. Invece spesso, ci facciamo trascinare dagli eventi.
Mentre scrivo queste righe, sorseggio una tazza di caffè brindando in qualche modo alla mia vita e non nascondo a tutti voi, la lacrima che scende per via dei ricordi, delle occasioni perse, delle sconfitte e dei sogni che ho condiviso e realizzato con chi mi è stato sempre vicino.